BENITO VASSURA: un sogno meraviglioso

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Presidente della Repubblica Sandro Pertini, Presidente del Consiglio Amintore Fanfani, Uto Ughi e Benito Vassura

Si è spento lo scorso novembre in una casa di riposo di Ravenna per le complicazioni dovute al Covid, all’età di 85 anni, Benito Vassura, una figura assolutamente importante per il mondo musicale italiano e non solo, che ha lavorato non sotto le luci della ribalta ma che a partire dagli anni Cinquanta ha ricoperto un ruolo fondamentale nel mondo imprenditoriale e culturale del nostro Paese. Ci sembra ora giusto ricordarlo.

Lisa Minelli e Benito Vassura

Diplomatosi giovanissimo in ragioneria per accontentare il padre, si trasferì ventenne dalla natia Ravenna a Milano, dove, già appassionato di opera, cominciò a frequentare assiduamente il Loggione scaligero. In seguito a una domanda inviata alla casa discografica EMI (allora Voce del Padrone) viene assunto nel 1956 e brucia le tappe di una brillante carriera: prima addetto alle vendite, poi responsabile commerciale per l’Italia e infine addetto al suono delle prestigiose registrazione di opera che la Emi effettuava allora al Teatro alla Scala; ecco così Vassura diventare amico di personalità del calibro di Ettore Bastianini, Giuseppe Di Stefano, Maria Callas (quest’ultima “insieme a Audrey Hepburn, una delle mie due grandi amiche” come raccontava lo stesso Vassura, dando la misura delle sue frequentazioni), che si fidavano ciecamente dei suoi consigli musicali.

Papa Giovanni Paolo II – Karol Wojtyla e Benito Vassura

Questo suscitò qualche invidia ai piani alti “inglesi” della EMI, “ma cosa ci potevo fare io se questi artisti, con i quali ero quotidianamente in contatto, si rivolgevano a me?”.

Benito Vassura frequenta casa di Wally Toscanini (che gli regalò una bacchetta spezzata dal padre, il grande Arturo, in un momento di ira), ha rapporti con pianisti come Arthur Rubinstein e Vladimir Horowitz, ma non si accontenta.

Nel 1963 fonda una propria casa etichetta discografica, la Jaguar, che aveva sede in Galleria Passerella a Milano. Non solo lirica, anche se tra gli artisti coinvolti c’era ad esempio il tenore Gastone Limarilli, ma anche pop, con la presenza di Ricky Gianco e Mario Tessuto. Tra alterne fortune l’etichetta cesserà l’attività nel 1968, ma Vassura certamente non si ferma.

Papa Giovanni Paolo II – Karol Wojtyla, Placido Domingo e Benito Vassura

La sua abilità di “mago del suono” era arrivata dall’altra parte dell’Oceano, e Benito volò negli States per seguire l’incisione della celebre “Non dimenticar” cantata in versione inglese da Nat King Cole, dove però una frase all’interno del testo restava in italiano. “Per 15 giorni cercai di sistemare la pronuncia di Nat, che restava irrimediabilmente americana. Alla fine gli dissi ‘senti, fai come ti viene’, e il disco vendette milioni di copie”.

Mentre lavorava negli Studi della Capitol Records, un giorno gli capitò di sentire una voce alle sue spalle “Che fantastico suono è questo”; senza nemmeno voltarsi Vassura disse “Italian sound”. Si gira e davanti a lui c’è Frank Sinatra che lo abbraccia, e nel 1965 gli chiede di curare la registrazione di uno dei suoi più grandi successi discografici, “Strangers in the night”.

Franco Zeffirelli, Uto Ughi, Maria Pia Fanfani, Bruno Tosi e Benito Vassura

Molto amico di Nino Rota, fu chiamato dal compositore, su espressa richiesta di Federico Fellini (“portami quel romagnolo lì”) quel per curare la realizzazione audio della colonna sonora di “Amarcord”.

Fu amico e a fianco del grandissimo direttore francese Georges Prêtre, curando il suono della maggior parte delle sue registrazioni.

Giulietta Simionato e Benito Vassura

La carriera nelle etichette musicali di Vassura non conosce soste: all’inizio degli anni Settanta diventa Direttore del Settore Musica Classica dell’RCA ed è suo vanto aver contribuito in modo fondamentale al lancio discografico di uno dei più grandi giovani talenti di quegli anni, il soprano Katia Ricciarelli: a lui si deve l’incisione del primo album (“Katia Ricciarelli Sings Verdi”, 1971, diretto da Gianandrea Gavazzeni) della grande cantante, a cui fecero seguito storiche realizzazioni come “Simon Boccanegra” (1973) sempre con Gavazzeni e al fianco di Piero Cappuccilli e Placido Domingo e “Suor Angelica” (1973), diretta da Bartoletti e al fianco di Fiorenza Cossotto. Anche l’anima del talent-scout, quindi, faceva parte del DNA di Benito Vassura, e la sviluppò seguendo e promuovendo da vicino la carriera di Ruggero Raimondi, Giacomo Prestia, della giovane Stefania Bonfadelli.

Katia Ricciarelli, Piero Cappuccilli e Benito Vassura durante la registrazione del Simon Boccanegra

Negli ultimi anni si era progressivamente ritirato, circondato dall’affetto, dalla stima e dalla simpatia di poche amicizie fidate e dalla sua preziosissima collezione di cimeli storici (lettere autografe, oggetti, documenti) appartenuti a giganti della musica del passato.

Uomo dalla battuta sempre pronta, arguto, a volte dal carattere un po’ spigoloso ma franco, come abbiamo scritto in apertura, Benito Vassura non ha mai calcato la prima linea del palcoscenico, sotto i riflettori. Faceva parte di quel silenzioso, nutritissimo esercito che nel mondo dello show business lavora dietro le quinte ma non per questo è meno indispensabile o meritevole. Anzi ne è l’ossatura, la memoria: fatta di passione, entusiasmo, duro lavoro, e, perché no, anche di sogni.

Arthur Rubistein e Benito Vassura

E Benito Vassura, del suo sogno meraviglioso immaginato da ragazzo, ha fatto la sua vita.

La Redazione

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