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Sebastian Catana – foto \u00a9 Yasuko Kageyama<\/p><\/div>\n
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Intervista raccolta da Nicola Salmoiraghi<\/strong><\/p>\n Tonio \u00e8 un personaggio molto interessante, sia musicalmente (a parte la pagina elettrizzante del Prologo, contiene pagine di enorme bellezza), sia interpretativamente. \u00c8 un carattere complesso, per questo molto avvincente da vivere sul palcoscenico. Io penso che sia un uomo che ha vissuto qualche violenza nella sua giovinezza, \u00e8 stato emarginato dalla societ\u00e0, solo, soffrendo di una disabilit\u00e0 che pu\u00f2 essere sia fisica che mentale. \u00c8 cresciuto in un ambiente tossico, e anche nella sua vita con Canio, Nedda e Peppe vive immerso in un ambiente viziato da relazioni nocive. In ogni personaggio che interpreto cerco di sempre di trovare le motivazioni per le loro azioni, costruendo anche io personalmente una back-story, nel caso le motivazioni non siano chiare nel testo e nella musica dell\u2019opera. Tonio \u00e8 crudele, ma la sua crudelt\u00e0 emerge solo quando viene rifiutato da Nedda, alla quale, rivelando il suo amore, apre per la prima volta il cuore a qualcuno. All\u2019inizio dell\u2019opera \u00e8 timido, goffo e un po\u2019 complessato, ma quando viene respinto diviene vendicativo e assolutamente perfido e perverso. \u00c8 molto interessante anche vedere come Tonio durante la \u201ccommedia\u201d interpreta il personaggio di \u201cTaddeo\u201d, un nuovo aspetto di se stesso, dove chiaramente \u00e8 a suo agio, libero di tutti i complessi e paure della sua quotidiana esistenza, facendo qualcosa che lo diverte e in cui eccelle. In questa produzione di Genova, Tonio \u00e8 presente sul palco molto pi\u00f9 del solito, rivestendo il ruolo del vero manipolatore e istigatore del dramma, diventando quasi uno Jago nel contesto del brutale finale dell\u2019opera: perci\u00f2 in questa occasione si ritorna alle indicazioni originarie di Leoncavallo, restituendo a Tonio la pronuncia delle fatali parole finali, \u201cLa commedia \u00e8 finita!\u201d.<\/p>\n Sono un figlio d\u2019arte, perch\u00e9 i miei genitori erano entrambi cantanti lirici (Emilia e Vasile Catana), acclamati solisti dell\u2019Opera di Stato Rumena di Cluj-Napoca, e grazie a loro ho visto la mia prima opera a quattro anni. Rimasi molto impressionato e penso che interiormente decisi quella sera che avrei voluto fare il cantante lirico, per\u00f2 la mia vocazione verso il canto (che \u00e8 sempre stato una passione) come professione \u00e8 nata di fatto molto pi\u00f9 tardi, infatti non ho cominciato a studiare prima dei ventiquattro anni. Precedentemente ho studiato e mi sono laureato in Ingegneria Chimica alla Carnegie Mellon University e alla Michigan University. Successivamente incontrai Claudia Pinza, la figlia del leggendario Ezio Pinza e cominciai a frequentare le sue lezioni di Duquesne University di Pittsburgh, dove mi sono laureato in canto. Ho anche studiato privatamente con mia mamma. E a quel punto ho scelto il canto come vocazione della mia vita. Nel 2001 ho fatto il mio debutto professionale con Les Huguenots<\/em> alla Carnegie Hall di New York.<\/p>\n Sebastian Catana – foto Ennevi<\/p><\/div>\n La corretta tecnica di canto \u00e8 una sola, quella italiana, che \u00e8 fatta di supporto del fiato, canto sulla parola e con senso della linea e del legato. Io sono un ascoltatore appassionato e mi piace ascoltare i grandi interpreti del passato, sono i modelli a cui guardo sia da un punto di vista di espressione artistica che di tecnica vocale.<\/p>\n Verdi \u00e8 \u201cil\u201d compositore, specialmente per noi baritoni. Ho cantato gi\u00e0 molti ruoli verdiani e credo che come ha detto una volta qualcuno \u201ctu non scegli il tuo ruolo preferito, \u00e8 lui che sceglie te\u201d, quindi evidentemente c\u2019\u00e8 una naturale propensione per alcune vocalit\u00e0 e alcuni personaggi. Penso che in questo consista la \u201cverdianit\u00e0\u201d o meno di un\u2019interprete. Verdi per me rappresenta un punto fermo, un autore a cui torno sempre con immensa gioia, perch\u00e9 insegna a cantare, ti spinge a migliorare sempre la tua tecnica.<\/p>\n Non \u00e8 facile rispondere a questa domanda: ho cantato molte volte Nabucco, Germont nella Traviata<\/em>, Rigoletto e ho affrontato in un\u2019unica occasione Jago in Otello<\/em> e Francesco Foscari. Ho appena debuttato al Berkshire Opera Festival il ruolo del titolo in Falstaff, e ho ricevuto moltissime gratificazioni dal pubblico e dalla critica, il che mi ha reso felicissimo e desideroso di affrontare nuovamente presto questo monumentale ruolo, e per il quale mi sono preparato moltissimo. Tutti i personaggi che Verdi ha creato per il baritono sono fantastici e ti spingono ad una ricerca infinita, un lavoro vocale e interpretativo senza fine.<\/p>\n Sebastian Catana – foto Ennevi<\/p><\/div>\n Assolutamente no. Certamente queste opere richiedono un impegno teatrale maggiore: penso soprattutto a Scarpia, un personaggio che nasce prima dal teatro di prosa e per questo richiede un vero attore. Vocalmente per\u00f2 tutto deve essere cantato e anche nei punti in cui \u00e8 richiesto espressamente di parlare non \u00e8 necessario fare degli effetti volgari. Certamente l\u2019orchestrazione del repertorio verista richiede dei mezzi vocali che riescano a superare senza forzare la massa di suono dell\u2019orchestra. Il Verismo arriva dopo Verdi, \u00e8 semplicemente un\u2019evoluzione stilistica dell\u2019opera italiana e cos\u00ec deve essere vissuto da noi interpreti.<\/p>\n L\u2019opera \u00e8 sempre stata teatro: come dicevo prima io faccio un lavoro di riflessione molto approfondito sulle azioni che compie il mio personaggio, e questo processo coinvolge anche la parte attoriale. Quello che \u00e8 cambiato oggi rispetto al passato \u00e8 la costruzione di uno spettacolo d\u2019opera. Siamo ormai abituati ai meccanismi del cinema, delle serie tv e per questo vogliamo all\u2019opera un\u2019esperienza che sia simile. Inoltre in alcuni contesti ci troviamo in spettacoli fortemente simbolici o fortemente fisici, quindi dobbiamo essere attori e qualche volta anche atleti. Quello che io perseguo \u00e8 dare piena credibilit\u00e0 al personaggio, quindi se trovo un regista che mi spiega le sue scelte e che, sulla base della musica, costruisce la psicologia del mio ruolo, io sono disponibile a lavorare e a creare un risultato che sia teatralmente il pi\u00f9 vero possibile.<\/p>\n Ci sono tante esperienze che per un motivo o per un altro sono indimenticabili. Il primo ricordo che mi viene in mente \u00e8 il mio debutto, esattamente diciotto anni fa (nell\u2019ottobre 2003) alla Metropolitan Opera, con il ruolo di Schaunard nella storica produzione della Boh\u00e8me<\/em> di Zeffirelli e con la direzione del Maestro Daniel Oren. L\u2019altra esperienza che porto nel cuore \u00e8 stata incontrare nuovamente il Maestro Oren sempre con Puccini, nel novembre 2014 all\u2019Op\u00e9ra Bastille, per il mio debutto nel ruolo di Scarpia.\u00a0 Un altro meraviglioso ricordo \u00e8 il mio debutto al Festival Verdi, con Ezio in Attila, nel 2010, un\u2019edizione che \u00e8 stata pubblicata anche in DVD. In generale \u00e8 sempre gratificante cantare nei grandi teatri italiani come il Teatro La Fenice di Venezia, il Teatro dell\u2019Opera di Roma e il Teatro Regio di Torino. Penso anche al debutto all\u2019Arena di Verona, il ritornare a cantare su quello stesso palcoscenico l\u2019estate scorsa, dopo il terribile periodo che abbiamo vissuto, e debuttando il ruolo di Tonio, oppure il debutto come Falstaff lo scorso agosto, un ruolo che amo e sul quale ho davvero fatto un lavoro lungo e profondo.<\/p>\n Sebastian Catana<\/p><\/div>\n Ho affrontato gi\u00e0 molti dei ruoli che sognavo, mi piacerebbe avere l\u2019occasione di cantare nuovamente Jago e Francesco Foscari e in generale di continuare a cantare tutto il mio repertorio, mentre due ruoli che non ho ancora affrontato e che sogno di cantare sono Carlo G\u00e9rard in Andrea Ch\u00e9nier <\/em>e Michele del Tabarro<\/em>.<\/p>\n Penso che filologia e tradizione non debbano per forza essere in contrasto. \u00c8 giusto talvolta fare un lavoro di ripulitura dalle cattive abitudini e dagli effetti sbagliati, quelli che vanno contro l\u2019interesse stesso della musica e del personaggio. Tuttavia penso anche che l\u2019opera sia il risultato di un processo storico che passa anche attraverso gli interpreti, e questo va tenuto in considerazione, specialmente nell\u2019opera italiana.<\/p>\n Probabilmente l\u2019ingegnere come dicevo sopra, ma evidentemente l\u2019opera era nel sangue!<\/p>\n Successivamente a questo debutto genovese sar\u00f2 alla Israeli Opera di Tel Aviv per una nuova produzione de La Traviata<\/em> con la direzione del Maestro Dan Ettinger. Sono felice di ritornare a vestire i panni di Germont, perch\u00e9 dopo il Verismo di Tonio, credo sia salutare tornare al Belcanto verdiano. Pi\u00f9 avanti nella stagione torner\u00f2 ad un altro ruolo che amo, Scarpia in Tosca<\/em> alla Royal Danish Opera di Copenaghen.<\/p>\n 8 ottobre 2021<\/p>\n <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" Sebastian Catana, nato in Romania, festeggia quest\u2019anno i vent\u2019anni di carriera, ed \u00e8 un baritono affermato sulle principali scene internazionali. In occasione delle recite dell\u2019opera di Leoncavallo nel capoluogo ligure gli abbiamo rivolto alcune domande sulla sua carriera. Intervista raccolta da Nicola Salmoiraghi In questi giorni canter\u00e0 Tonio in Pagliacci al Teatro Carlo Felice di Genova, ci vuole parlare del suo personaggio? Tonio \u00e8 un personaggio molto interessante, sia<\/p>\n
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